Una contro-lettera aperta sul declino dell’italiano a scuola

A me pare poi che questa lettera alimenti una delle numerose narrazioni tossiche che circolano sul mondo della scuola: la storia di una scuola corrotta, che a forza di cambiamenti ha finito per perdere la sua purezza originaria. È una storia che ha fatto la fortuna di tanti autori di romanzi e di pamphlet, ma che ha effetti negativi sulla percezione sociale degli insegnanti, rappresentati come vittime (e quindi mai responsabili, nel bene o nel male) di un sistema che li stritola, o come missionari in un ambiente a loro ostile.

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Un commento

  1. “Il punto non è se le persone siedono a tavola in modo più o meno appropriato, ma se sono o no in grado di procurarsi da mangiare. Il problema, per richiamare un termine più volte usato in precedenza, non è la “grammatica” ma la literacy, cioè la capacità di comprendere, valutare e usare in maniera consapevole testi scritti per far parte della società, raggiungere i propri obiettivi e sviluppare la propria conoscenza e le proprie potenzialità (definizione dell’Ocse).
    Senza un adeguato livello di padronanza in literacy, ci dicono le ricerche internazionali, le persone non fanno brutta figura all’università, ma hanno una vita più breve e maggiori possibilità di ammalarsi, hanno meno senso civico e meno fiducia negli altri, lavorano di più per guadagnare di meno.”
    Christian Raimo e io siamo tornati sull’argomento dell’emergenza linguistica su Minima & Moralia http://www.minimaetmoralia.it/wp/lo-sviluppo-un-paese-passa-leducazione-linguistica-la-lettera-dei-600-la-nostalgia-scuola-classista/

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