Ma questo libro è adatto a un liceo?

Mi chiedono se “L’onesta brigata” sia un manuale adatto ai Licei o se invece sia destinato a essere usato solo nei Professionali e nei Tecnici.

So perché me lo chiedono. Intanto, perché è un’opera assai meno voluminosa del consueto, e anche perché ha un costo significativamente inferiore. E il mercato ci dice che voluminosità e costo sono due criteri fondamentali per la scelta dei libri, e che al Liceo si è disposti a spendere di più per una letteratura. Ma serve davvero avere libri di migliaia di pagine, a cui si aggiungono centinaia di materiali integrativi in formato digitale? Qual è in confine tra status symbol e bisogni didattici?

E poi me lo chiedono per via di quel riferimento alle competenze presente addirittura nel sottotitolo: “Per una letteratura delle competenze”. È evidente che per molti quest’opera si rivolga ai “piani bassi” dell’edificio scolastico, ovvero ai Professionali e ai Tecnici, che sono percepiti dall’opinione pubblica come delle scuole di serie B (così come sappiamo che tra i Licei si distinguono, ormai anche a livello istituzionale, il classico e lo scientifico – la Premier League – dagli “altri licei”).

Rubo l’espressione “piani bassi” a un sociologo ginevrino che ha dedicato molte energie allo studio delle motivazioni e dell’impatto della cosiddetta “scuola delle competenze” (espressione scorretta, che tanto mi ricorda l’uso della parola “gender” da parte dei conservatori italiani):

“la maggior parte degli insegnanti sono stati formati da una scuola centrata sulle conoscenze. Ed essi si sentono a loro agio in tale modello. La loro cultura e il loro rapporto con il sapere sono stati plasmati in questo modo e un tale sistema con loro è riuscito benissimo, dal momento che hanno fatto lunghi studi e superato con successo gli esami. […] si può vivere abbastanza bene in un simile etnocentrismo. A numerosi insegnanti l’approccio per competenze “non dice nulla”, perché né la loro formazione professionale né il loro modo di fare lezione ve li predispone. Semmai hanno l’impressione di partecipare al pettegolezzo pedagogico, a un’animazione socioculturale buona per i centri d’intrattenimento o, tutt’al più, che ha a che fare con i piani “bassi” dell’edificio scolastico. Finché resteranno in questa logica, l’identità dei docenti sarà assicurata, poiché essi si limiteranno a insegnare dei saperi e a valutarli. Fino a quando non sapranno veramente organizzare e valutare i procedimenti per progetto e le situazioni-problema, i ministeri proporranno loro dei documenti intelligenti che resteranno senza conseguenza, poiché i destinatari non hanno seguito lo stesso percorso pedagogico e teorico e non condividono l’idea di apprendimento che i nuovi programmi sottendono. Attualmente i documenti ministeriali sono avanzati rispetto alla concezione dominante dei programmi in seno al corpo docente” (Philippe Perrenoud, Costruire competenze a partire dalla scuola  [2000], trad. di G. Gialdino, Anicia, 2010).

D’altronde, io e Natascia Tonelli lo abbiamo dichiarato apertamente nel volume teorico intitolato Comunità di pratiche letterarie. Il valore d’uso della letteratura e il suo insegnamento (Loescher, 2021): questo manuale è pensato per rispondere innanzitutto dai bisogni di insegnanti e studenti degli Istituti Professionali e Tecnici, perché in quelle aule, più che altrove, è possibile tentare una didattica della letteratura più partecipata e più democratica, e perché è lì che il sottoscritto ha imparato cosa vuole dire “insegnare con la letteratura”, accanto ad altri insegnanti che da molti anni sono impegnati a rimettere in discussione continuamente, a ogni generazione, il loro rapporto con gli studi letterari e con la didattica.

Non voglio togliere qualche merito ai docenti liceali, che hanno avuto la sfortuna di disporre di leggi più confuse e contraddittorie della media (le Indicazioni nazionali del 2010 sono davvero imbarazzanti) e devono fare i conti con un’opinione pubblica conservatrice al limite del reazionario, che si rifiuta di concepire una scuola che incida davvero sul destino delle persone aumentando il loro potere personale e la loro capacità critica, e preferisce reclamare a gran voce (e senza pudore) una scuola classista, che selezioni le future “classi dirigenti” e consenta a chi è già rivolto al proseguimento degli studi di compiere il proprio destino. Credo che molti insegnanti di Lingua e letteratura italiana dei Licei siano molto più all’avanguardia di giornalisti, intellettuali e legislatori, e che da anni facciano i conti con un cambiamento che appare sempre meno impossibile e sempre più urgente e necessario.

Confesso dunque di essere partito dai Professionali e dai Tecnici, e di scrivere i libri a cui collaboro tenendo sempre a mente quegli studenti che alle prime lezioni davano fuoco al banco o passavano il tempo a contemplarsi le unghie, in attesa che io finissi di “fare italiano”. E non riesco a togliermi dalla testa quella studente che un giorno, esasperata dai miei laboratori e dalle mie continue richieste, mi disse: “Prof, io non voglio fare queste cose: mi dica cosa devo studiare, io vengo e glielo dico!”.

I Licei sono tuttavia l’approdo naturale per l’approccio didattico proposto da questo libro – assai moderato e diluito rispetto alle reali esigenze, – che non è funzionale all’ingresso nel mondo del lavoro (“al servizio del capitale!” direbbe qualcuno) – ma è finalizzato a dare un senso all’uso della letteratura a scuola, a renderne più agevole lo studio (perché ci sono molte pagine da studiare, come in ogni altro libro di testo) e a facilitare il lavoro di chi deve scegliere i testi, farli leggere e far fare esercizi a partire dal testo che siano stimolanti ed efficaci.

Se le pagine sono di numero inferiore, è perché si è scelto di non imitare i manuali esistenti o di rielaborare materiali già scritti ma scriverne uno di sana pianta tenendo conto dei seguenti criteri:

  • Per scrivere il manuale si deve essere al corrente dei risultati della ricerca più aggiornata nel campo degli studi letterari: prima di scrivere si consultano le edizioni critiche e commentate delle opere, le storie letterarie, le monografie e gli articoli la cui conoscenza può contribuire a rivedere le categorie storiografiche e a fornire le interpretazioni più accreditate e autorevoli.
  • Le parti espositive, destinate allo studio individuale, sono standardizzate: ogni periodo e ogni autore sono dotati di un numero di pagine analogo, hanno la stessa struttura e sono pensate per essere lette in un tempo relativamente breve (che è misurato e indicato in minuti). Si consideri che di ogni porzione di testo esiste una versione audio letta da un’attrice (Arianna Gaudio, che non ringrazierò mai abbastanza per aver accettato il mio invito e per aver capito l’importanza di fare una cosa così apparentemente “umile”).
  • Gli esercizi di comprensione e di analisi – richiesti dal mercato editoriale e in forma indiretta dal Ministero, ma a mio avviso da evitare, oppure da convertire in domande orali – sono stati fatti in modo rigoroso da uno degli autori – il sottoscritto –, in modo da garantirne l’originalità e soprattutto la coerenza e la gradualità. Si è preferito inserire la parafrasi – anch’essa evitabile nei libri di testo, ma ci arriveremo prima o poi – sotto forma di esercizio cloze.
  • Per ogni testo sono presenti esercizi di “Sintesi e produzione” che aiutano a tornare sul testo e favoriscono la sua comprensione (a mio avviso possono sostituire gli esercizi di comprensione).
  • Ogni testo è accompagnato da una batteria di esercizi intitolati “Palestra delle competenze“, che consentono di: lavorare sulle competenze digitali (“Navigare”), allenarsi nella comunicazione interpersonale (“Comunicare”), creare connessioni tra l’esperienza della lettura e la vita di ogni studente (“Collegare”).
  • Ogni capitolo dedicato a un autore si conclude con una proposta di compito autentico (vedi esempio). (È stata una delle sfide più difficili, ma credo sia uno stimolo e un esempio importante per chi voglia a sua volta cimentarsi nell’impresa di inventare prove migliori delle mie!).
  • Ogni capitolo dedicato un periodo, a un genere o a un movimento si conclude con un suggerimento per la creazione di un prodotto multimediale (per es. alla fine di La poesia del Romanticismo si spiega come creare una mostra virtuale su “La poesia e i poeti del Romanticismo”).
  • Ogni volume contiene sei percorsi intitolati “Esperienze con la letteratura” (qui potete trovarne uno) che consentono di proporre testi antichi e contemporanei meno noti e di affrontare, “con la letteratura”, temi e problemi vicini alla sensibilità e agli interessi di insegnanti e studenti: “La malattia d’amore”, “L’uomo artigiano”, “Le figure animali”, “La tratta degli schiavi”, “Gli automi”, “La gastronomia”, “Le storie per l’infanzia”, “La nascita del proletariato”, “L’ecologia”, “L’uomo macchina”, eccetera. Sono la cosa più riuscita – e la più divertente – dell’intero volume (accanto ai capitoli su Boccaccio e Manzoni, i miei preferiti).
  • Si dà importanza alla cultura filologica in modo indiretto ma didatticamente efficace: di ogni opera si presenta la sua storia editoriale e si dà rilievo alla cultura materiale.
  • Si è scelto di tenere conto del “canone” proposto dalle Indicazioni nazionali dei licei, senza mettere in discussione in modo radicale la questione dell’assenza di donne. A Elsa Morante, la sola donna nominata dal canone, è ovviamente dedicato ampio spazio, e altre autrici sono presenti nei percorsi su generi, temi e movimenti letterari. Si è scelto tuttavia di mettere in rilievo il problema della disuguaglianza di genere in numerosi esercizi, a partire dalla poesia medievale per arrivare fino alla contemporaneità. Il criterio della giustizia biografica – proposto da Franco Buffoni e già discusso qui – è stato inoltre adottato per parlare di Giacomo Leopardi e del suo rapporto con Ranieri.

Infine, di fronte ai dubbi di chi vorrebbe adottare il libro posso solo rispondere che non ravviso impedimenti nella normativa, né tantomeno nell’approccio didattico o nella qualità specificamente letteraria dei volumi, ma posso capire le resistenze di un mercato le cui regole non scritte – che sono ben note ai collegi dei docenti e alle agenzie di propaganda editoriale – consigliano di ricorrere a strumenti didattici sempre più enciclopedici, didatticamente eclettici e dotati di caratteristiche che li rendano appetibili ai diversi pubblici (che poi tanto diversi non sono…).

PS Mi piacerebbe ricevere consigli, indicazioni o richieste da parte di chi ha cominciato a usare il libro (nei Professionali, nei Tecnici e nei Professionali).

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